L'ITINERARIO tra FERRARA e VENEZIA ( ovvero da ValleRillo a Garibaldi, ovvero dalla Zia all'Ombra )
DUE GIORNI IN BICICLETTA PER UN TOTALE DI 165 KM, DUE BICI, UNA MINI TENDA, TRE FIUMI, UNA LAGUNA ...
PRIMO GIORNO
Partenza da Ferrara, dalla mitica casa di ValleRillo, ultimi dettagli sistemati per le bici e il carico, saluti e VIA! Si, ma la prima fermata è dopo poco, perchè abbiamo fissato un primo incontro "verde": ci fermiamo al Parco Massari di Ferrara, vicino al Palazzo dei Diamanti, per salutare e farci dare gli auguri del viaggio dai due mitici Cedri del Libano che crescono all'entrata del parco e sovrastano la strada. Breve fermata e si riparte alla volta del Po. Già ci perdiamo, nel senso che allunghiamo senza accorgerci la strada più diretta verso il fiume, ma arriviamo a Francolino e ci dobbiamo fermare nuovamente per ammirare la calma del grande fiume, registrare i suoi suoni, e salutare un altro guardiano della pianura: un enorme e antico Pioppo Bianco, Si riparte! e si pedala con molta calma lungo la destra Po, accompagnati da un clima perfetto, molti ciclisti che vanno e vengono. Dopo parecchi chilometri e svariate chiacchere, ci stacchiamo dalla ciclovia perchè vogliamo raggiungere e osservare il paese di Ro: arrivati in piazza (piazza?) ci diamo uno sguardo attorno e rimaniamo delusi dalla solitudine di "Ro vicino al Po", non riusciamo neanche a trovare un fornaio aperto! Scappiamo da Ro per attraversare il grande fiume sul ponte della statale e ritorniamo subito sull'argine sinistro in direzione mare. Ci sentiamo benissimo e pieni di energia, siamo a mattina inoltrata, temperatura gradevole e il miglior sole che si possa chiedere, quindi si continua per diversi altri chilometri fino ad una doppia fermata obbligatoria: una tenebrosa villa abbandonata alle porte del paese di Crespino e il PRANZO! Visitiamo l'area della villa perchè qui sono presenti delle antichissime e giganti Farnie, poi andiamo in "centro" e finalmente troviamo il desiderato fornaio che ci farcisce due squisiti panini per la nostra pausa. Ma decidiamo di ripartire quasi subito e con un pò di fatica in più di prima causa la digestione avanziamo sempre lungo il Po fino ad abbandonarlo definitivamente quando arriviamo nei pressi di un ulteriore appuntamento "verde": facciamo quindi una piccola pausa davanti alla abbandonata villa Papadopoli, all'ombra di uno stupendo Leccio secolare. Sono le tre e mezza di pomeriggio, circa 70 chilometri percorsi, e un dubbio: nei nostri piani (molto cauti) avevamo previsto di fermarci più o meno qui per il primo giorno, ma è presto, siamo energici e abbiamo un sacco di voglia di pedalare! Allora ripartiamo, attraversiamo la Romea con qualche difficoltà e ci inoltriamo in strade sempre più piccole e bucate, nella terra dei delta dei fiumi Adige e Po, con un maledetto vento contro che ci fa un pò rimpiangere la decisione di prima di continuare. Ma quando ci affacciamo al mare (laguna?) lo spettacolo e il colore della luce sono intensi ed emozionanti: affianchiamo questa grande laguna lungo una stradina minuscola dove incrociamo qualche solitario pescatore e tantissimi uccelli. Imbocchiamo poi la statale che collega la romea con Rosolina Mare, parallela all'ultimo tratto dell'Adige, con ancora del vento contro arriviamo fino alla località marittima e toccata la sabbia ci sediamo su dei tavolini di un chiosco in spiaggia e ci beviamo una meritata e gelata birra. Con le ultime forze e le ultime pedalate raggiungiamo un camping dove possiamo sistemarci, piantare la tenda, farci una doccia e andare a mangiare come lupi o come squali (o per meglio dire come due ciclisti dopo una giornata completa sul sellino, quasi 7 ore di movimento e 105 chilometri percorsi!).
SECONDO
Ripartiamo dopo aver salutato il camping e impacchettato tutte le nostre cose per cercare un posto dove fare una buona colazione e continuare la nostra avventura. Dobbiamo dire che Rosolina Mare, alle nove di mattina di una giornata di maggio, non la consigliamo a nessuno. Il paesaggio urbano è desolante, sono decisamente di più le scritte Affittasi che le poche anime che si aggirano per la località, svuotata in un periodo di bassa stagione. Il bar che incontriamo fa parte di questa desolazione: due brioche (delle tre che offriva) , due succhi e iniziamo a pedalare veloci nella frescura della pineta attorno. Per la stessa strada dell'andata raggiungiamo la Romea, la sfruttiamo per sorpassare l'Adige e giriamo subito a destra lungo il fiume che seguiamo per alcuni chilometri: il nostro umore cambia notevolmente, come il paesaggio. La calma e la bellezza dell'ambiente ci abbraccia e così rallentiamo l'andatura, facendo alcune pause permettendoci qualche foto in più del solito. Poi ci inoltriamo nei campi e tra piccole case di campagna, orti, strani edifici abbandonati, incrociando macchine datate e anche qui qualche ciclista. Per queste strade, tra il profumo di sambuco in fiore, raggiungiamo il Brenta e usiamo nuovamente la romea per attraversarlo, per poi inoltrarci già tra i primi quartieri periferici di Chioggia e Sottomarina. Entriamo così a Chioggia, e rimaniamo sbalorditi dalla vitalità e dal caos di questa cittadina-isola, molto simile alla scontata Venezia, ma peculiarissima e vivacissima: sarà sabato mattina, ma le strade e stradine sono proprio piene di gente, macchine, motorini e anche biciclette, il tutto attorniato da una cornice di diversissime barche, da pesca, da turismo, da viaggio, da trasporto passeggeri. Pausa forno (doppia) e poi diretti al vaporetto per raggiungere la prima delle due isole che si "separa" da Venezia: Pellestrina. Sul vaporetto chiacchieriamo con dei personaggi particolari e scopriamo che la parte sud dell'isola, raggiungibile solo a piedi o in bicicletta, è un posto bello e tranquillo per fare un buon bagno. Sbarcati, partiamo subito in direzione opposta a dove dovremmo dirigerci, e arriviamo a Caroman (Ca' Roman) scoprendo un luogo magico, una vera e propria isola nell'isola, dato che si tratta di una isola faunistica della Lipu. Lasciando un momento le biciclette ci inoltriamo a piedi dentro una folta vegetazione, che si dirada poco a poco fino ad arrivare alla spiaggia, cosa facciamo qui? il primo bagno in mare della stagione! Rilassati, torniamo a prendere le biciclette e ci fermiamo ancora un momento in un piccolo chiosco su palafitte, e ci sembra quasi di trovarci altrove, da qualche parte nelle Caraibi, ma il Chinotto e la Cedrata Tassoni che ci prendiamo ci fa tornare su questa terra. Bene, ripartiamo verso nord, passiamo per il bel paesino di Pellestrina e poi sempre dritti fino al traghetto che ci permetterà di arrivare all'isola di Lido. Il panorama della laguna alla nostra destra è affascinante, la giornata è secca e ci permette di vedere fino ai Colli Euganei e alle Prealpi, alcune isole lagunari, gli Ottagoni, e poi, sbarcati ad Alberoni e pedalato qualche chilometro, la mitica e intrigante Poveglia. Siamo però ansiosi di raggiungere Venezia e, dopo una breve escursione nelle calli della bella Malamocco (con sosta fontana fondamentale), puntiamo direttamente verso Lido e i vaporetti che ci permetteranno di mettere piedi e ruote sulle pietre veneziane. Arriviamo a Lido, avendo fatto durante la giornata, 60 km e 4 ore e mezza di movimento. Abbiamo diversi dubbi su quali vaporetti e quali stazioni di Venezia possiamo raggiungere con le bici, che vengono sciolti immediatamente da un gentile comandante di un vaporetto che ci permette di salire con le bici sul diretto per San Marco. Sbarchiamo addirittura davanti a Palazzo Ducale! e camminando in piazza San Marco ci pervade una sensazione surreale, bellissima, siamo a Venezia con le nostre bici, punto. E non ci resta allora che fare la nostra passerella, infatti la gente (terribilmente tanta, siamo di sabato pomeriggio) ci guarda come alieni, con i nostri mezzi alieni, facciamo tutta Riva degli Schiavoni, verso i Giardini, con la stupenda isola di San Giorgio sulla sinistra. Arriviamo in via Garibaldi e ci mancano due cose da fare: foto davanti alla statua di Garibaldi e aperitivo birra-spritz a Venezia con le bici e i nostri meravigliosi amici!
Partenza da Ferrara, dalla mitica casa di ValleRillo, ultimi dettagli sistemati per le bici e il carico, saluti e VIA! Si, ma la prima fermata è dopo poco, perchè abbiamo fissato un primo incontro "verde": ci fermiamo al Parco Massari di Ferrara, vicino al Palazzo dei Diamanti, per salutare e farci dare gli auguri del viaggio dai due mitici Cedri del Libano che crescono all'entrata del parco e sovrastano la strada. Breve fermata e si riparte alla volta del Po. Già ci perdiamo, nel senso che allunghiamo senza accorgerci la strada più diretta verso il fiume, ma arriviamo a Francolino e ci dobbiamo fermare nuovamente per ammirare la calma del grande fiume, registrare i suoi suoni, e salutare un altro guardiano della pianura: un enorme e antico Pioppo Bianco, Si riparte! e si pedala con molta calma lungo la destra Po, accompagnati da un clima perfetto, molti ciclisti che vanno e vengono. Dopo parecchi chilometri e svariate chiacchere, ci stacchiamo dalla ciclovia perchè vogliamo raggiungere e osservare il paese di Ro: arrivati in piazza (piazza?) ci diamo uno sguardo attorno e rimaniamo delusi dalla solitudine di "Ro vicino al Po", non riusciamo neanche a trovare un fornaio aperto! Scappiamo da Ro per attraversare il grande fiume sul ponte della statale e ritorniamo subito sull'argine sinistro in direzione mare. Ci sentiamo benissimo e pieni di energia, siamo a mattina inoltrata, temperatura gradevole e il miglior sole che si possa chiedere, quindi si continua per diversi altri chilometri fino ad una doppia fermata obbligatoria: una tenebrosa villa abbandonata alle porte del paese di Crespino e il PRANZO! Visitiamo l'area della villa perchè qui sono presenti delle antichissime e giganti Farnie, poi andiamo in "centro" e finalmente troviamo il desiderato fornaio che ci farcisce due squisiti panini per la nostra pausa. Ma decidiamo di ripartire quasi subito e con un pò di fatica in più di prima causa la digestione avanziamo sempre lungo il Po fino ad abbandonarlo definitivamente quando arriviamo nei pressi di un ulteriore appuntamento "verde": facciamo quindi una piccola pausa davanti alla abbandonata villa Papadopoli, all'ombra di uno stupendo Leccio secolare. Sono le tre e mezza di pomeriggio, circa 70 chilometri percorsi, e un dubbio: nei nostri piani (molto cauti) avevamo previsto di fermarci più o meno qui per il primo giorno, ma è presto, siamo energici e abbiamo un sacco di voglia di pedalare! Allora ripartiamo, attraversiamo la Romea con qualche difficoltà e ci inoltriamo in strade sempre più piccole e bucate, nella terra dei delta dei fiumi Adige e Po, con un maledetto vento contro che ci fa un pò rimpiangere la decisione di prima di continuare. Ma quando ci affacciamo al mare (laguna?) lo spettacolo e il colore della luce sono intensi ed emozionanti: affianchiamo questa grande laguna lungo una stradina minuscola dove incrociamo qualche solitario pescatore e tantissimi uccelli. Imbocchiamo poi la statale che collega la romea con Rosolina Mare, parallela all'ultimo tratto dell'Adige, con ancora del vento contro arriviamo fino alla località marittima e toccata la sabbia ci sediamo su dei tavolini di un chiosco in spiaggia e ci beviamo una meritata e gelata birra. Con le ultime forze e le ultime pedalate raggiungiamo un camping dove possiamo sistemarci, piantare la tenda, farci una doccia e andare a mangiare come lupi o come squali (o per meglio dire come due ciclisti dopo una giornata completa sul sellino, quasi 7 ore di movimento e 105 chilometri percorsi!).
SECONDO
Ripartiamo dopo aver salutato il camping e impacchettato tutte le nostre cose per cercare un posto dove fare una buona colazione e continuare la nostra avventura. Dobbiamo dire che Rosolina Mare, alle nove di mattina di una giornata di maggio, non la consigliamo a nessuno. Il paesaggio urbano è desolante, sono decisamente di più le scritte Affittasi che le poche anime che si aggirano per la località, svuotata in un periodo di bassa stagione. Il bar che incontriamo fa parte di questa desolazione: due brioche (delle tre che offriva) , due succhi e iniziamo a pedalare veloci nella frescura della pineta attorno. Per la stessa strada dell'andata raggiungiamo la Romea, la sfruttiamo per sorpassare l'Adige e giriamo subito a destra lungo il fiume che seguiamo per alcuni chilometri: il nostro umore cambia notevolmente, come il paesaggio. La calma e la bellezza dell'ambiente ci abbraccia e così rallentiamo l'andatura, facendo alcune pause permettendoci qualche foto in più del solito. Poi ci inoltriamo nei campi e tra piccole case di campagna, orti, strani edifici abbandonati, incrociando macchine datate e anche qui qualche ciclista. Per queste strade, tra il profumo di sambuco in fiore, raggiungiamo il Brenta e usiamo nuovamente la romea per attraversarlo, per poi inoltrarci già tra i primi quartieri periferici di Chioggia e Sottomarina. Entriamo così a Chioggia, e rimaniamo sbalorditi dalla vitalità e dal caos di questa cittadina-isola, molto simile alla scontata Venezia, ma peculiarissima e vivacissima: sarà sabato mattina, ma le strade e stradine sono proprio piene di gente, macchine, motorini e anche biciclette, il tutto attorniato da una cornice di diversissime barche, da pesca, da turismo, da viaggio, da trasporto passeggeri. Pausa forno (doppia) e poi diretti al vaporetto per raggiungere la prima delle due isole che si "separa" da Venezia: Pellestrina. Sul vaporetto chiacchieriamo con dei personaggi particolari e scopriamo che la parte sud dell'isola, raggiungibile solo a piedi o in bicicletta, è un posto bello e tranquillo per fare un buon bagno. Sbarcati, partiamo subito in direzione opposta a dove dovremmo dirigerci, e arriviamo a Caroman (Ca' Roman) scoprendo un luogo magico, una vera e propria isola nell'isola, dato che si tratta di una isola faunistica della Lipu. Lasciando un momento le biciclette ci inoltriamo a piedi dentro una folta vegetazione, che si dirada poco a poco fino ad arrivare alla spiaggia, cosa facciamo qui? il primo bagno in mare della stagione! Rilassati, torniamo a prendere le biciclette e ci fermiamo ancora un momento in un piccolo chiosco su palafitte, e ci sembra quasi di trovarci altrove, da qualche parte nelle Caraibi, ma il Chinotto e la Cedrata Tassoni che ci prendiamo ci fa tornare su questa terra. Bene, ripartiamo verso nord, passiamo per il bel paesino di Pellestrina e poi sempre dritti fino al traghetto che ci permetterà di arrivare all'isola di Lido. Il panorama della laguna alla nostra destra è affascinante, la giornata è secca e ci permette di vedere fino ai Colli Euganei e alle Prealpi, alcune isole lagunari, gli Ottagoni, e poi, sbarcati ad Alberoni e pedalato qualche chilometro, la mitica e intrigante Poveglia. Siamo però ansiosi di raggiungere Venezia e, dopo una breve escursione nelle calli della bella Malamocco (con sosta fontana fondamentale), puntiamo direttamente verso Lido e i vaporetti che ci permetteranno di mettere piedi e ruote sulle pietre veneziane. Arriviamo a Lido, avendo fatto durante la giornata, 60 km e 4 ore e mezza di movimento. Abbiamo diversi dubbi su quali vaporetti e quali stazioni di Venezia possiamo raggiungere con le bici, che vengono sciolti immediatamente da un gentile comandante di un vaporetto che ci permette di salire con le bici sul diretto per San Marco. Sbarchiamo addirittura davanti a Palazzo Ducale! e camminando in piazza San Marco ci pervade una sensazione surreale, bellissima, siamo a Venezia con le nostre bici, punto. E non ci resta allora che fare la nostra passerella, infatti la gente (terribilmente tanta, siamo di sabato pomeriggio) ci guarda come alieni, con i nostri mezzi alieni, facciamo tutta Riva degli Schiavoni, verso i Giardini, con la stupenda isola di San Giorgio sulla sinistra. Arriviamo in via Garibaldi e ci mancano due cose da fare: foto davanti alla statua di Garibaldi e aperitivo birra-spritz a Venezia con le bici e i nostri meravigliosi amici!